Anti-iperspecialista
per vocazione e maturata convinzione, Elena Bugini lascia ai suoi
studi ogni libertà di spaziare laddove il suo cuore e la sua mente
la portano nelle varie stagioni del suo viaggio.
Per
nulla rispettosa della supposta sacralità di ogni hortus
conclusus
disciplinare, la si trova, così, a percorrere scalza i vasti campi
fioriti (e i rovi) di tutto ciò che è arte, letteratura e musica.
Scrive come le api fanno il miele. Compone bouquets
da donare ai suoi pochissimi lettori – toto
corde,
anche se con la giusta dose di spine.
Ama
senza rimedio le liaisons
fructueuses
tra i colori impregnati di suggestioni musicali e la musica che
diventa opera d’arte “altra”. Crede fermamente che la parola
sia indissolubile legame di suono e senso. Cerca, per le sue parole,
l’emozione danzante della musica.
I
casi della vita l’hanno portata a studiare, per lunghe stagioni,
soprattutto il Rinascimento e il Novecento. Di quest’ultimo, ama
l’Arte
della Fuga
che costituisce la filigrana di Kandinskij (cui ha dedicato, quando
ancora c’era chi la presentava in terra orobica come “giovane
brillante studiosa”, una serie di concerti e un libellus;
il lettore curioso di queste righe ne trova memoria scritta nel
curriculum
triforme che si è allegato al “profilo” di questa finestra sul
web). Degli amori novecenteschi fa parte anche il silenzio di Melotti
e Brancuşi (cui ha però dedicato solo molti, bellissimi pensieri,
perché sempre latitarono i finanziamenti che sarebbero stati
necessari a dare forma a un tributo un po’ fuori dal coro a due
potentissime voix
du silence).
S’è
lungamente aggirata tra sospettosi Cinquecentisti, usualmente poco
simpatizzanti con le sue circonlocuzioni retoricamente compiaciute. I
più benevoli le hanno consigliato di dedicarsi, chi alla poesia, chi
ai romanzi. Consiglio di poco successo: si può fare storia dell’arte
facendo letteratura; e si seduce di più con una parola tornita come
un ottone che con un elenco di sfiatate nozioni. Delle sue burrasche
rinascimentali, fanno parte gli studi su fra Giovanni da Verona e la
cappella di Claude d’Urfé. Libri e conferenze piene di bei suoni,
dedicate a uomini meravigliosi che parlarono pochissimo.
Il
contributo più importante di Elena Bugini su fra Giovanni è la
monografia edita nel 2014 per i tipi dei Classiques Garnier di
Parigi, libro
presentato in più sedi nel corso degli anni: Verona, Cremona,
Bergamo e Parma. Delle
conferenze di presentazione de La
musica di fra Giovanni da Verona,
sono disponibili i video di quelle di Verona e di Cremona.
Solo
agli iper-specialisti della storia dell’arte davvero è noto dove
si trovi la Bâtie d’Urfé e che cosa questo pittoresco castelletto
sperduto nella campagna di Lione, nonché il fascinoso ed
inafferrabile promotore del suo restyling
rinascimentale, rappresentino nelle vicende della cross
fertilization
tra Rinascenza italiana e Renaissance
française.
Dieci anni di studio folle e disperatissimo eminentemente volti a
portare, tra i comuni mortali, qualche lume in più sul
bell’ambasciatore di Francesco I al Concilio di Trento e sulla
cappella cattolica ch’egli si fa realizzare nel cuore della
residenza dei suoi avi, hanno dato ragione al desiderio di
discrezione assoluta di Claude d’Urfé: l’ondata pandemica della
primavera del 2020 ha zittite tutte le iniziative di presentazione
dei libri a lui dedicati: lamonografia in inglese edita da Lubrina, Bergamo e quella in francese edita dalle PUR, Rennes.
A
chi si senta sufficientemente dispettoso da bypassare, almeno in
parte, gli sgarbi delle congiunture storiche, rimane comunque la
consolazione di sfogliare i libri che sono stati ligiamente affidati
al riparo delle principali biblioteche nazionali e non. E pure molti
articoli, dedicati alle tante curiosità che il d’Urfé destava e
che nei limiti angusti della pagina scritta non si riuscivano a
contenere. E del video di ricostruzione della cappella della Bâtie
d’Urfé, come era in origine e come oggi proprio non è più, che
costituisce uno degli esiti importanti della ricerca
storico-artistica degli ultimi anni, di cui la storia dell’arte non
sembra ancora essersi accorta.
Per
i più coraggiosi che, incuriositi da questa presentazione, volessero
leggere i principali studi di Elena Bugini come storia dell’arte
fuorilegge, il link di rimando è https://ulg.academia.edu/ElenaBugini/Books.